L’ultimo giorno
Parto.
Cerco la cura
per un’anima
che non ho,
che ho perduto,
che non m’appartiene
più.
Oppure l’hai rubata
e poi smarrita
o non sapendo d’averla
l’ho nascosta io
in una notte come questa
di catene e scariche bluastre.
Parto.
Ma la cura
sarebbe ritrovare
anche piccola una parte
di questa strada
senza nome
che percorre i miei pensieri
e tu ad essi aggrovigliata
inestricabile mistero.
Ladra inesorabile
e distratta
ed io ti chiamo vita
in fondo all’ultima follia
deglutita con ribrezzo
per questi carcerieri
che profumano puliti
di violenza.
Parto.
E non so se torno.
Ma almeno ci ho provato
9 Comments:
Vorrei poterti donare un pò di serenità oppure tenere alta la lanterna per mostrare ai tuoi occhi la via del ritorno. Sei uno dei miei primi contatti, uno dei pochi tra questi con cui ho avuto un contatto forte, duraturo. Non ci siamo mai visti ed è assurdo dirlo ma ti sento vicino come un amico. Per questo mi mancherai, se il tuo viaggio ti porterà lontano da qui perchè so con certezza che ad un blog chiuso spesso segue il distacco dai blogger che si seguivano. E non è come una partenza è come una scomparsa. Ma è giusto così, che nell'ondulato cammino della vita ci sia chi parte e chi resta ed entrambi devono accettare il diverso cammino dell'altro. A parte tante chiacchiere spero di aver capito male, di ritrovarti tra qualche tempo con un altro post, di leggerti al ritorno. In tutti i casi ti dico grazie, ti abbraccio e ti auguro di cuore buon respiro alla luce del sole. Grazie davvero.
io invece ti chiamo casa. angela.
Lacrime di cristallo
pure e acuminate
frantumano in schegge le vecchie illusoni
Lacrime di cera
roventi e vischiose
solidificano in stille nuove emozioni
Lacrime umane
disperate e accanite
evaporano in nebbia mortali dolori
Lacrime d'amore:
pure,roventi,disperate.
@Lara:
ci sono, so che bastano queste poche parole.
@Angela:
già...
@wroszka:
bentornata, e grazie per le tue parole. Le lacrime, quando ben spese, servono e anche tanto.
Si, mi bastano... :)!In bocca al lupo...
ma come fai a dubitare di te stesso? non puoi dubitare di te stesso e quindi della tua anima. non può essere."la tua virtù è la mia sicurezza. e allora non è notte se ti guardo in volto, e perciò non mi pare di andare nel buio, e nel bosco non manco compagnia, perchè tu per me sei l' intero mondo".
ciò che è, per sua stessa natura non si cancella. è che molte volte le cose più importanti le mettiamo in soffitta assieme alle robe vecchie e scassate. e bisogna andarle a recuperare e soffiarci la polvere da sopra. e riabituarci a trovarne il suono e il meccanismo delicato.come può non avere l'anima o averla perduta chi mi ha fatto questo grande regalo? chi ha sopportato tre anni una tipaccia come me che gliene ha fatte di tutti i colori?
e se anche tu dubitassi di te, non dubiterei io. di te, della tua anima, della tua capa tosta. delle catene che ti sei da solo avvolto ai polsi e che come vedi cadono al solo scuotersi.
hai perso il filo unico che percorreva ogni giornata, attraversandola, legandola a te stesso ed al futuro. lo persi pure io tempo fa.
hai ricominciato dalla rabbia ,dallo smarrimento. io ho ricominciato dalla tua voce buffa. ho ritrovato tutto uguale. più temprato, come il piacere di ritrovarsi dopo ogni giornata passata sempre distanti.dopo ogni litigata futile accesa, cercata e inseguita come ogni tempo desiderato.lo sai che ti adoro. le parole non servono. davvero.
te le ricordi le prime che ti scrissi? io dico di si. angela.
ora dottore, ti racconto una cosa verissima e tu abbi la compiacenza di ascoltarmi zitto zitto e composto. e ti ricordo che se parli e ti distrai ti meno con la bacchetta.
io sono la tua signora e padrona. non avrai altra dea all' infuori di me.
stavo tornando a casa da sola, come al solito. sai, torno sempre col mio cestino e il mio cappuccio rosso dal bosco in prima serata. da bravo cartone animato.
sai chi mi trovo sotto casa?
il principe azzurro.
proprio lui, fidati. bello biondo e in ginocchio da me. mi supplica e mi dice"ti prego cappuccetto, muoio senza di te, sposami."
io gli rispondo "messere, potrei pure, in un' altra era geologica, se non dovessi prima scrivere il romanzo del secolo o inventare la macchina del tempo. e poi, è tardi, devo dare da mangiare al gatto".
si sa, oggi gli animali contano qlc a questo mondo perdindirindina.
salgo sopra, un pò accigliata della mia infausta rettitudine.
"accidenti, potevo farci almeno una partitella a dama col buon principe". i maschi volenterosi scarseggiano al giorno d'oggi. ma i pochi in giro me li becco tutti io.
ma è tardi ormai, devo prepararmi alla mia movida notturna. specchio che mi dici?"troppo gnocca, signora, troppo figa, troppo irresistibile. mai vista una femmina come te".
lascio cadere la mia rossa giarrettiera di pizzo. si sa, agli uomini piace.
poi inizio a sentire caldo, ad agitarmi, a sentire scricchiolare uno specchio.
e mi sveglio tutta sudata.
ora, quante notti mi lascerai ancora sola a sognare, mio diletto, prima di essere onorata del tuo sguardo?
have merci on me. si dice accussì,mio implacabile sogno?
potrei ritrovare i miei occhi scuri e cupi nei tuoi chiari e trasparenti.e i miei capelli neri ed avvolti in ricci scomposti nei tuoi sottili ed ordinati.
la mia voce musicale e trascinata nella tua scandita e cristallina.
la tua voce mi appartiene, potrei chiuderti la bocca con la mia manina minuta. dovresti torcermela e morderla.
sarei capace di prenderti a schiaffi lo sai, di cantarti sotto il naso, di urlarti ingiurie irripetibili, di metterti il naso nei capelli e raccontarti tutte le storie che conosco.
di ancorarti all' isoladelgiornotrascorso, di girare mille volte la clessidra del tempo.
rideresti sempre, e mi ricondurresti per mano alla ragione.
ho letto libri e libri.
ed imparato nulla.
la modestia, temperanza il governo di sè.
devi mettermi in una gabbietta ed insegnarmi le good manners, insegnarmi convenienti inchini.
trovo il mio sangue normanno, violento schiumante ed iroso, nel tuo. nordico ed implacabile.
villana pugliese, britanno ghiacciolo.
eterne invecchiate penelopi che tessono lunghe lenzuola funebri per uomini che hanno perso e non si prenderanno mai. anche se dormono loro accanto.
penelopi che si bagnano di notte nel mare che ha rubato loro un marito adorato. sirene lascive. tremende circi. calipso gelose. giganti che non vedono i loro piedi.animali consacrati a sè stessi.vasi di pandora sigillati.
tutto ci insegna il percorso.
imbianchiamo il sepolcro.
cantiamo nel coro.
stoniamo nel coro.
lucidiamo il nostro specchio.
frantumiamolo con una sassata.
insegnamo canzoncine alle legioni.
scriviamo i nostri nomi sulle cortecce come in ariosto.
cerchiamo libertà, che è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta. gettiamo gondole in miniatura nel mare vasto e limaccioso.
diamo a cesare quello che è suo.
applaudiamo ai panem et circenses come plebaglia perduta, come imperatori annoiati.
conosco il tuo sangue.
implacabile, orgoglioso.
il sangue di pirati navigatori e commercianti, che ride dei compiacimenti dei gattopardi in declino. su una nave da guerra la puzza dell' incenso è insopportabile.
nelson disse una volta che la parola di un ammiraglio inglese valeva quanto quella di un re.
dove abito io, un imperatore cattolico e scomunicato teneva un harem di donne arabe. consultava le stelle, leggeva i testi sacri dgli ebrei. poi si armava ed andava in terrasanta.
morì qui vicino. qui morì la moglie dl suo figlio adorato.
un altro, prigioniero a bologna per la vita,sognava la capitanata notte e giorno
vanne in puglia piana,
la meglia capitana,
là dove è mio core notte e dia.
si vede tutto da queste mura fatiscenti. gli infedeli che ci abitavano, i cattolici che li massacrarono tutti. le fedeli legioni romane.i patrioti della repubblica partenopea.mercenari corrotti e filosofi.spagnoli, francesi, tedeschi, piemontesi. tutti calpestarono questa terra.
800 km fra di noi e tutto il mondo.
questo viaggio chiamavamo amore.
amerei milano, che detesto, perchè ci sei tu.anzi te, diresti tu.
tu odieresti la mia terra, la detesterebbe la tua precisa capa padana.
il tuo senso esatto di come devono andare le cose.
io parlo troppo, e tu parli più esattamente di me.
devo imparare ancora tutto e fare pellegrinaggi bocconi di umiltà.
imbianchiamo il sepolcro,
vestiamo vesti preziose
saliamo la lettiga
puliamoci la bocca con bevande costose, rotoliamoci nella menzogna.
odio i ritardatari, lo sai.
odio la gente che non ha il senso dl tempo.
orologi e corde musicali.
letti lunghi ed alti come imbarcazioni. coniugi annoiati ed amanti impudenti sospesi sulla felicità.
carillon che suonano e suonano sempre la stessa canzone graziosa.
bambine cattive come me.
mettimi dietro una lavagna, mandami a letto senza cena.
non serve avvolgersi nelle parole.
non serve neanche troppo scrivere poesie.
non sarei capace, lo sai.
se devo conquistare un uomo mi metto un bel reggicalze.
so fare meglio la femmina maleducata della querula donna sapiens sapiens. devi insegnarmi tu, che ne sai più di me.
la vita non è che un' ombra che cammina,un povero attore che si pavoneggia e si agita la sua ora sulla scena e del quale poi non si ode più nulla:è una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla.
troppo breve e troppo bella per passarla a raccontare minchiate. e per cercare nella scatoletta luminosa quello che non abbiamo fuori.dormire,dormire e forse sognare.
ma che tu sia bianco o nero, o divino cesare,a me non frega nulla.
questo pensavo mentre venivo qua stamattina col mio grosso pesante librone stretto al petto.
senti ora cosa ho trovato nel libro che ho portato dietro in viaggio. leggo sempre, così non sommergo il mio sconosciuto vicino delle mie chiacchiere very terrone.
il libro è una vecchia edizione dei fiori del male, molto maltrattata da una me liceale ed incazzata col mondo. da bravo genio incompreso.
dice il nostro:
la francia è come quella meretrice che entra in ghingheri al louvre e si copre gli occhi davanti alle statue di nudo.
ridacchiavo da sola. il nostro incazzato fumatore di oppio e bevitore di assenzio i suoi stravizi se li meritava.
pensavo che ad oggi sono in ghingheri, sebbene non abbia mai esercitato il meretricio.ci vuole pure un certo fisico cazzarola. non si sa mai nella vita però.
se mi coprissi gli occhi cadrei ad ogni passo.
del louvre vorrei vedere la nike di samotracia, la vittoria alata.
e leonardo ovviamente. il genio universale, come disse freud. sai cosa scrisse lui su alcuni dei suoi appunti?
se sarai solo, sarai tutto tuo.
Lascia una traccia
<< Home