Lucide apparenze
Io la vidi e al suo sorriso
scintillar mi parve il sole.
Non è mia, lo so.
Ammetto
questo piccolo furto.
Ma la melodia no,
non riuscirò a rubarla
ché di musica si tratta.
Danza multicolore
che ritmicamente
scandisce i battiti
del mio stesso cuore.
La luce del suo volto
illumina il mio cielo scuro.
Ed io, di riflesso,
mi specchio
in questo
armonico stridore.
Solo il suo sguardo
ne smorza il calore.
Mi fa capire
il suo tormento,
la sensazione
che non c’è niente
ch’io possa fare.
4 Comments:
Nota: i primi due versi sono di François-Joseph Méry e Camille Du Locle nella traduzione italiana di Achille De Lauzières.
Sono tratti da...
sono io?
però che presunzione a volte noi donne...
certo che sei tu gav!
però che adulatori questi uomini ;-)
O forse Chiara sono le donne ad essere la musica stessa, musica silenziosa e senza note che senti risuonare dentro di te.
Poeti e musicisti sono solo quelli che la trasformano in suoni affinchè altri possano condividere questa gioia.
Interessante questo tuo accostamento, le mie modeste parole e quel pianoforte struggente ed evocativo.
Mi sento decisamente lusingato.
Grazie di cuore.
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